Written by Micol Rizzo
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Chiunque mi segua da un po’, conosce la mia passione per questo autore che, in un modo o nell’altro, riesce sempre a portarci attraverso meravigliosi viaggi emotivi ed introspettivi, mettendoci nella condizione di porci domande e dubbi, con una delicatezza che pochi autori possono vantare.
“Tutti i figli di Dio danzano” narra sei storie diverse, con un unico tema centrale a fare da sfondo: il terremoto di Kobe del 1995, che sconvolse un’intera comunità. Ho letto circa una ventina di libri di Murakami, quindi posso quasi considerarmi un’esperta, e posso azzardarmi ad affermare e confermare la sua abilità nel trattare tematiche reali e spesso sconvolgenti, con una narrazione che rimane in un limbo, un limbo tra un evento reale e una comunicazione fiabesca.
Per esempio, abbiamo modo di conoscere il Signor Katagiri, uomo medio che conduce una vita assai semplice, oserei dire quasi banale, che incontrerà Ranocchio, una rana gigantesca che ha come missione salvare Tokyo dal terremoto. Mi piace pensare che Ranocchio rappresenti la volontà del Signor Katagiri di essere di più, magari quell’eroe che nella vita di tutti i giorni non riesce ad essere, e affrontare tutte le sue paure, anche quelle più profonde.
Un altro personaggio che ho apprezzato molto, è quello di Komura, un uomo che, sempre a seguito del terremoto di Kobe, viene improvvisamente lasciato dalla moglie. Può, il terremoto, rappresentare le macerie di un matrimonio finito? Allo stesso tempo, la capacità di Komura di sopravvivere e andare avanti, può rappresentare un paese che dinnanzi ad una tragedia si rialza e non demorde?
Inutile dire come anche questa volta, Murakami sia riuscito a confermarsi il mio autore preferito, sia per il suo modo di scrivere, sia per la sua capacità di trasportarti in un mondo parallelo e di lasciare che ognuno tragga le proprie conclusioni, quasi a lasciare che ognuno scelga il finale che più preferisce, senza forzare la mano, ma permettendo ai lettori di partecipare alla storia e di concedere ai personaggi una sorte diversa.
Murakami scrive per gli altri, non scrive per se stesso. Per questo mi sento di consigliare non solo questo, ma tutti i suoi libri, e di augurare buon viaggio a chiunque accolga il mio consiglio, sperando di farvi un piccolo regalo facendovi conoscere quello che per me, sotto molti versi, è stato un aiuto, un amico, un vero interlocutore.
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Haruki Murakami, After the quake, Einaudi, Torino, 2013
Original edition: Kami no kodomotachi wa mina odoru, Ticknor and Fields, Shinchosha, Tokyo,Boston, 2000