Postcoloniale italiano

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La capacità e l’incapacità di raccontare l’altro, la necessità insieme meravigliosa ed arrogante di definirlo.”

Monografia universitaria, strutturata per un lettore di nicchia, ma che può essere letta con interesse e concentrazione anche da un pubblico più ampio, perché l’argomento è trattato in modo da essere accessibile a tutti gli amanti della storia.

Diviso in capitoli che affrontano e analizzano la questione del postcolonialimo storico e culturale da diversi punti di vista, il merito indiscusso del libro è di provare a fare luce su un argomento lasciato per troppo tempo ai margini: quale è il rapporto dell’Italia e dei suoi cittadini con le ex colonie? Come è stata gestita la transizione postcoloniale (ammesso che ve ne sia stata una)? Domanda retorica sì, ma solo in parte. Dopotutto, nella realtà dei fatti, siamo stati veramente una potenza coloniale? Siamo stati realmente un Impero? Oppure eravamo solamente una copia di cartapesta delle altre potenze europee, venuta giù al primo soffio della Storia?

Qualsiasi cosa siamo stati, il testo prova a rivelare quale siano state le conseguenze della stagione colonialista dal punto di vista linguistico e della storia di singole persone. La stretta interconnessione tra italiani e libici, italiani ed etiopi e italiani e somali ha portato per forza di cose a incroci spuri linguistici. Mentre gli italiani hanno creato/adottato termini nuovi, tra cui il più famoso è certamente “ambaradan” (che si rifà ad una battaglia del 1936 presso un altopiano montuoso vicino a Macallè), dall’altra ci sono gli abitanti del Corno che usano l’italiano per indicare molte parti della meccanica, ad esempio la parola machìna (esattamente per come la leggiamo, con una sola c e l’accento sulla i).

Per quanto riguarda le vite personali di gente comune, la mancanza di una politica postcoloniale adeguata, ha fatto sentire molti di essi privi di riferimenti culturali adeguati, tratto accentuato ancora di più da chi aveva vissuto la realtà colonialista in prima persona, o proveniva da matrimoni misti, oppure era italiano in Africa di prima o seconda generazione. Il riappropriarsi di quel passato negato ha iniziato a trovare una valvola di sfogo anche nella letteratura con vicende e personaggi che, seppur di fantasia, hanno un costante rapporto con una determinata realtà storica.

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Franca Sinopoli, Postcoloniale Italiano, Novalogos, Roma, 2013

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