Scritto da Dimitri A. Piccolillo (Libraio Mondadori Bookstore Barona)
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L’ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia narra le vicende del brigatista Walter Alasia da un punto di vista inedito: quello appunto di Giuseppe che, con maestria e delicatezza ricostruisce gli eventi mischiando sapientemente i fatti di cronaca, le testimonianze e, soprattutto, le vicende personali.
Oltre ai necessari inquadramenti storici e politici (che non tutti potrebbero conoscere a menadito e, quindi, sono stati personalmente molto graditi), Culicchia opera nel corso di tutto il libro una sorta di revisione per riequilibrare, per quanto possibile, la demonizzazione ad opera dei media nei confronti di Walter (ma di tutti i brigatisti in generale).
La storia la scrivono i vincitori, questo è assodato e anche Giuseppe, quando ho avuto possibilità di conoscerlo durante la presentazione del libro, l’ha detto a più riprese, con una vena di pessimismo che non può che trovare tutti d’accordo. Un ribilanciamento spesso e volentieri è necessario, anche e soprattutto per permettere di capire quali sono le scelte che portano ad azioni estreme e senza via d’uscita come quelle compiute da Walter.
Si badi bene che qui non si parla di revisionismo storico e nessuno (né il sottoscritto, né tantomeno l’autore) intende addentrarsi in questo spinoso argomento, bensì semplicemente ricalibrare gli eventi secondo dei criteri di oggettività che, nel momento in cui vengono vissuti, difficilmente si riesce a dare, vuoi per la gravità dei fatti, vuoi per la famelicità con cui i media fagocitano le notizie.
Per riuscire in questa delicata operazione di ricalibrazione, Giuseppe opera un inquadramento letterario nel tentativo di decifrare il pensiero di suo cugino Walter: a partire dall’analisi di alcuni testi che hanno affrontato la vicenda di Walter Alasia nel dettaglio (una su tutte “Indagine su un brigatista rosso”), Culicchia si domanda quali letture, quali traumi e quali eventi l’hanno portato a compiere le sue scelte?
La doppia vita di Walter sconvolge la sua intera famiglia, del tutto ignara (ad eccezione della madre) del suo essere parte delle Brigate Rosse. Giuseppe in particolare viene colpito dalla notizia perché non vede suo cugino nelle immagini in televisione. Non vede il suo fratello acquisito che lo accompagnava nelle estati di giochi e di scherzi e che gli insegnava tante cose della vita. La morte di Walter, secondo le parole dello stesso Giuseppe, è stata il motore della sua straordinaria attività letteraria. Ora, dopo 40 anni dalla scomparsa del cugino, Giuseppe riesce finalmente ad affrontare l’argomento principale da cui tutto è partito. E il risultato è qualcosa di emozionante, intimo e profondo.
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Giuseppe Culicchia, Il tempo di vivere con te, Mondadori, Milano, 2021