Scritto da Lucia Accoto
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La vita può essere bugiarda. Apparire quello che non è, negli sguardi e nei ricordi. Può sembrare sfilacciata, sfocata, persino alterata nelle emozioni. Bugiarda. Eppure, alcuni istanti restano autentici. Solo quei momenti, quelli veri, hanno una storia impressa sui volti della gente. Si tratta di espressioni che attraggono e nello stesso tempo sfuggono e si nascondono dietro alle incertezze.
C’è chi quelle storie riesce a scriverle con la luce, con la fotografia. Un modo diverso di raccontare la vita, il più sincero. Un modo per scardinare gli stati d’animo, di infilarsi nelle pieghe del silenzio. Basta occhio per scrivere con uno scatto, per dire quello che a parole non si riuscirebbe a fare. La fotografia cattura l’essenza di quello che resta del passato. La genuinità della sorpresa, dell’inaspettato, non può reggere l’aridità delle foto posate, studiate o modificate.
Bisogna essere tormentati dalla curiosità per riuscire ad osservare dove gli altri non arrivano. E nel romanzo Dai tuoi occhi solamente si parla di una delle più grandi fotografe del Novecento, Vivian Maier. La sua è una figura affascinate, singolare per carattere e scelte. Una donna che ha vissuto la solitudine, un rapporto complicato con la madre e costretta a cambiare spesso identità. Non voleva essere conosciuta e riconosciuta. Era una donna che nessuno notava, che nessuno vedeva. Visse la propria arte in forma assolutamente privata.
Fluida la penna della scrittrice. Francesca Diotallevi sa arrivare al cuore del lettore, come se parlasse loro guardandoli dritti negli occhi come si fa con le parsone a cui vuoi bene, alle quali non puoi mentire. Anche nei tratti più delicati e potenti, riesce a trovare la via giusta per mettere il lettore di fronte alla forza della vita, quella meno bella che agita l’animo.
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Francesca Diotallevi, Dai tuoi occhi solamente, Neri Pozza, Milano, 2018