“Tutti hanno molte ragioni per piangere, i funerali sono solo una buona occasione.”
Un libro che va dritto al cuore, per frantumarlo e ricomporlo in maniera scomposta, e poi ancora frantumarlo e poi ancora ricomporlo alla bene e meglio. Tanto dolore immeritato per i personaggi principali, che si riverbera sul lettore come l’ultima luce del sole prima di andare a morire all’orizzonte.
Timoteo è un chirurgo affermato di mezza età, dalla vita tranquilla e apparentemente perfetta. La cupola diafana di normalità e sicurezza viene squarciata, in un giorno come tanti, dall’incidente in scooter di Angela, la figlia quindicenne. Trasportata di corsa in ospedale, viene sottoposta a un intervento chirurgico apparentemente senza speranza. La disperazione del momento e la consapevolezza della gravità della situazione, catapultano Timoteo in un passato seppellito in fondo all’anima, risalente al periodo in cui Angela veniva al mondo.
Il libro si trasforma in un lungo monologo del padre verso la figlia. Un fiume di parole mai dette, di ammissioni, di debolezze e di colpe sottaciute, perché è quando si intravede la fine che si diventa sinceri. Erano passati esattamente quindici anni da quando era stato pronto a lasciare la moglie (Elsa) per un’altra donna (Italia), che sentiva di amare come mai nessuna altra donna prima. Nel segreto dei suoi pensieri, rivelerà ad Angela anche di un figlio mai nato, portato in grembo da Italia, che sarebbe stato suo fratello, e di quel dolore perpetuo per una paternità mancata contro la sua volontà. Così come anche la scelta tra Elsa e Italia sarebbe stata una decisione subita da cause di forza maggiore.
La scrittura invoglia alla lettura, una pulizia e un’ampiezza lessicale difficile da trovare nella letteratura contemporanea italiana. Un tondo perfetto disegnato a mano libera. L’unico neo che ci sentiamo di evidenziare, è come nella costruzione del personaggio principale, Timoteo, e nel suo modo di pensare, agire e rapportarsi al sesso, per molti tratti, si veda la “mano femminile” della scrittrice, con un paio di facili luoghi comuni di troppo dell’universo maschile.
_____________________________________________________________________________________________________
Margaret Mazzantini, Non ti muovere, Mondadori, Milano, 2001
2 comments
Luciana
30 Marzo 2020 at 23:57
Grazie per questa recensione!
E se il tocco femminile fosse voluto ? Come se quelle parole fossero non quelle di un padre ad una figlia… ma quelle che la figlia avrebbe voluto sentirsi dire da un padre? Bellissimo libro, consiglio la lettura a chi non l’ha ancora fatto !
Redazione
1 Aprile 2020 at 08:00
Ciao Luciana,
anche questa potrebbe essere una chiave di lettura, e ci piace!