“Questo cliente è l’unico con cui avrei potuto essere amico. Ma non c’è posto per due nel suo mondo.”
Liberamente ispirato nel contenuto, formato e parte grafica dall’incantevole lavoro Antoine de Saint-Exupéry, “il piccolo barman” riesce nel difficile compito di crearsi una propria identità. Un percorso certamente tortuoso e pieno di insidie, che però l’autore riesce a portare a termine.
Ambientato in una notte senza tempo, ma in un luogo ben definito, con indirizzo e numero civico lungo il Naviglio Grande a Milano, il racconto è a metà tra sogno e realtà. Il deserto naturale del pilota di Saint-Exupéry si trasforma in un deserto dell’anima dall’eccessivo affollamento delle strade, perché per essere/sentirsi soli non bisogna andare troppo lontano. Nel caos della movida milanese il protagonista del racconto si imbatte in un bar piccolissimo (il più piccolo del mondo come indica l’insegna all’entrata).
Grazie ad una fortuna coincidenza riesce ad entrare nel bar. Ad accoglierlo un piccolo barman dai capelli d’oro, con cui trascorrerà la notte più intensa della sua esistenza. Al suo interno constata come la pubblicizzazione di bar più piccolo del mondo non sia poi cosi lontano dalla realtà. Le dimensioni del locale e la filosofia del piccolo barman consentono l’accesso a massimo due persone. Una maniera per creare quell’atmosfera di intimità e conoscenza tra barman e avventori caduta in disuso. Dopo una breve chiacchierata tra i due, il piccolo barman esaudisce la richiesta del protagonista di sedersi in un angolo nascosto, per poter osservare il viavai di persone.
Sarà il susseguirsi dei clienti a scandire il ritmo del racconto. Prima un politico, poi un narcisista, poi l’ubriaco depresso, poi l’uomo d’affari e cosi via. Uno dopo l’altro si alternano al bancone, e lasceranno traccia del loro passaggio nelle riflessioni del piccolo barman. Persone in carne ed ossa che potremmo incontrare nella nostra quotidianità, e perché no, che potremmo essere noi visti dal di fuori. Vestiti di atteggiamenti fuori misura, ma a cui si è talmente abituati che è impossibile cambiarli.
Un libro che si legge in un pomeriggio, ma che si fa anche rileggere con piacere il giorno successivo.
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Claudio Gallone, Il piccolo barman, Giunti, Firenze, 2020