“Mentre ci incamminavamo malinconicamente verso casa, un interrogativo ci riempiva di sensi di colpa: la guerra, la disoccupazione, la mancanza di una casa, la povertà erano forse per noi una vocazione?”
Un racconto di una delicatezza inattesa. Una nevicata lenta il giorno di natale quando si è bambini, accolti dal tepore di casa e un bicchiere di latte caldo. Questa è la sensazione che abbiamo provato al termine della lettura di Mangereta, con l’unico dispiacere che non vi fossero altre pagine da leggere.
L’autore racconta le vicende della sua famiglia durante il secondo conflitto mondiale, con il trasloco coatto, da Roma a Fontanafredda, per seguire il lavoro del babbo e provare a sopravvivere al fischio delle bombe e dei proiettili. L’avventura di una famiglia come molte altre in quel periodo storico, attori di secondo piano, in uno spettacolo a cui non hanno chiesto di partecipare. E se da una parte abbiamo i genitori impegnati a mettere il cibo a tavola e dare una parvenza di normalità all’interno delle mura domestiche, dall’altra abbiamo i figli (tra cui l’autore) costretti a guardare il mondo dal buco dalla serratura, con i sogni della fanciullezza messi da parte.
Molto piacevoli i ricordi di alcuni racconti/leggende familiari, come quello che vedeva protagonista il nonno durante la prima guerra mondiale, impegnato nel salvataggio di un commilitone ferito trasportato a spalla fino alle retrovie, per poi scoprire che si trattava di Benito Mussolini. Oppure quello degli zii paterni costretti a trovare rifugio a Nizza come perseguitati politici, dove ebbero occasione di frequentare altri rifugiati come Sandro Pertini.
Uno stile narrativo elegante e coinvolgente da cui è veramente difficile prendere una pausa. Non è solamente questa però la bravura dell’autore, ma, anche, quella di riuscire a raccontarci gli eventi con gli occhi del bambino quale era.
Un libro purtroppo passato in secondo piano al momento della sua prima edizione, ma che ci sentiamo caldamente di consigliare. I lettori meno giovani troveranno il riverbero delle parole dei loro genitori e nonni, mentre quelli più giovani avranno possibilità di scoprire la vera Italia, quella capace di rialzarsi quando tutto sembrava perduto.
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Adalberto Maria Merli, Mangereta, La nave di Teseo, Milano, 2018