“Forse i consigli più interessanti sono quelli che non si possono dare a parole.” “In che senso?” “Nel senso che sono come dei germi di constatazione a effetto ritardato.”
I rapporti tra genitori e figli sono i più difficili da costruire. Incomprensioni, debolezze, vuoti comunicativi e recriminazioni ne mettono in crisi la stabilità nel corso degli anni. A questa legge naturale del mondo non fa eccezione Giovanni, il padre protagonista del libro.
Il lungo viaggio in automobile con la figlia sedicenne da Milano alla costa mediterranea francese, e poi oltre, diventa una situazione ideale in cui provare a ricostruire e rafforzare un equilibrio familiare fragile. La separazione dalla moglie ha portato Giovanni ad essere un padre a metà, a cui va sommata una tardiva maturazione affettiva, presente in tutto il racconto. Consapevole di essersi perso qualcosa nella crescita della figlia, prova maldestramente a recuperare con un fiume in piena di domande, consigli, giudizi e affermazioni che hanno l’effetto contrario di allontanare chi si vuole avvicinare. Tanto vero se si ha a che fare con un’adolescente, dove ogni parola detta a fin di bene viene interpretata nel modo peggiore, perché i consigli dati, per quanto giusti, vengono apprezzati e capiti solo a distanza di anni.
Momenti di complicità si alternano a quelli di disagio e litigio e rappacificazione e mezze ammissioni di debolezza. Proprio mentre tutto sembra volgere al peggio, e i due si trovano bloccati in una situazione di oggettiva difficoltà, ci sarà la svolta definitiva che li farà riavvicinare, e capire a Giovanni dove la vita lo sta conducendo.
Gli amanti di De Carlo troveranno molto della sua cifra stilistica, e anche della sua vita personale, nella storia narrata. I lunghi dialoghi, con la parte descrittiva ridotta all’osso, a lungo andare stancano la lettura, e portano il lettore a prendersi delle pause forzate, ma forse non è anche questa una metafora del rapporti familiari?
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Andrea De Carlo, Pura Vita, Mondadori, Milano, 2001
