Mio padre avrà la vita eterna ma mia madre non ci crede

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Io sono cresciuto con mia madre, non con papà.”

Finalista della XXVI edizione del Premio Letterario Edoardo Kihlgren Opera Prima, il testo è un racconto famigliare, in cui l’autore va a pescare nel lago delle memorie più care, quello che ricorda e quello che pensava di non ricordare, per raccontare la vita vissuta fino ad oggi, e le dinamiche interne tra i genitori e poi quelle con i fratelli e quelle con le sue varie fidanzate. Un tentativo riuscito di fare i conti con il passato, e in special modo con il suo sé di quando era bambino e ragazzo, che con purezza d’animo si vergognava di una cosa per la quale non avrebbe avuto nulla di cui vergognarsi.

Un testo a metà tra un’autobiografia e un memoir, in cui l’autore racconta cosa abbia significato per lui essere stato figlio di un testimone di Geova, attraverso momenti ben definiti, come quadri appesi al muro che prendono vita quando visti da una particolare angolazione.

L’autore racconta come sin da piccolo abbia vissuto una costante dicotomia di sentimenti, da una parte il padre religioso e dall’altra una madre atea, dentro il perimetro di una famiglia allargata (entrambi i genitori erano alle seconde nozze, dopo matrimoni da cui avevano avuto altri figli).

Il tema lo abbiamo trovato interessante, raccontato in maniera pulita, capace di abbattere gli stereotipi verso una comunità religiosa che tutti vediamo e conosciamo, ma nessuno conosce realmente. Uno sguardo da dentro, ma senza esagerare. Non a caso i passaggi più belli, a nostro parere, sono quelli in cui l’autore si sente a disagio a raccontare alle sue varie fidanzate e ai suoi amici la religione del padre, e allo stesso tempo provare rimorso per aver rinnegato Geova a cui in qualche modo sembra di credere a prescindere dalle pressioni paterne.

Scrittura lineare, fresca nella sua classicità, senza particolari picchi, ma allo stesso tempo capace di tenere vivo l’interesse del lettore. Uno sguardo rivolto alla contemporaneità è dato ad esempio da una serie di dialoghi brevi (come quelli di rapidi messaggi telefonici), che nonostante non rientri pienamente nei nostri gusti, ha dato nuova velocità al testo quando rischiava di rallentare. La classicità è la pulizia della scrittura, priva di stonature e lineare.

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Paolo Valoppi, Mio padre avrà la vita eterna ma mia madre non ci crede, Feltrinelli, Milano, 2024

 

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