“Mi ricorderò per sempre l’ammirazione nei suoi occhi, il pensiero di aver cresciuto qualcosa di meglio di un soprammobile.”
Libro bello, che rimane dentro nelle molte buone e cattive intenzioni, in una storia non lineare, e nella impossibilità (almeno per noi) se definirlo un romanzo o un insieme di racconti. Una lettura piacevole che non ci attendavamo e che ci ha fatto arrivare al punto finale del testo con una rinnovata speranza per il futuro della narrativa moderna italiana.
La vicenda principale è quella di uno scrittore di successo, e ora in crisi esistenziale. Impegnato a indossare le maschere che gli vengono richieste dalla società, vive una crescente difficoltà a trovare una propria identità sia nel mondo del lavoro, che in quello della vita privata.
Gli impegni con la sua casa editrice, la promozione del libro fino in Olanda, la moglie, la figlia, lo chiudono all’angolo, sotto i fendenti dei fantasmi del passato.
Forse proprio dalla personificazione di questi fantasmi nascono le storie di Alice, Giuseppe e Andrea (detto Jack), simili a quella di molti di noi, o almeno di chi è nato in provincia. L’amicizia, il sesso, la noia, le solite facce, la droga, il non sapere che fare il pomeriggio, il non sapere che cosa fare della propria vita, il motorino in due, i matrimoni sbagliati che non finiranno mai, l’eterna insoddisfazione, la vita che passa tra le mani senza poterla afferrare.
Il senso di malinconia è presente dentro le parole dei tre protagonisti e in ogni loro azione e modo di approcciarsi al mondo. Gli sguardi, i ricordi, i pensieri obliqui diritti verso gli errori di una vita, trasudano quella sana malinconia tipica della vita di provincia, ancora più accentuata, se possibile, da chi proviene dalla pianura emiliana, e in questo Camurri ne è il più classico degli esempi.
Abbiamo detto all’inizio che la lettura di Camurri ci ha dato speranza sul futuro della narrativa italiana, e pensiamo di non esagerare. Finalmente un autore il cui lavoro è fatto per durare nel tempo, per essere incluso in una narrativa con un respiro temporale ampio, e non solo per vendere più copie possibili in libreria, senza curarsi della qualità.
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Roberto Camurri, Qualcosa nella nebbia, NNE, Milano, 2022