“Ha sempre il volto buono di chi è in pace con la propria coscienza.”
Siano benedette sempre le bancarelle stradali dove si vendono libri usati. Piccoli sarcofagi di sapere dove, se si ha la passione di cercare come moderni archeologi, si scoprono tesori unici, capaci di farci brillare gli occhi, e ampliare il nostro orizzonte del sapere. Così è stato per noi con questo libro e, in particolar modo, per l’edizione che abbiamo scovato.
Due racconti, apparentemente divisi tra loro, ma legati dalla raffigurazione perfetta delle incongruità intrinseche alla logica-non logica su cui si poggiava l’URSS. Un mondo che sarebbe stato sconosciuto se autori coraggiosi, come Solženicyn, non avessero messo in moto la loro penna e dote narrativa.
Pagine di storia lontane, che tornato ad essere ciclicamente attuali, da leggere per apprezzare la noiosa quotidianità delle nostre vite, contro chi è costretto a vivere in epoche o luoghi dove vivere in un paese in guerra è la normalità.
La prima storia, eponima del titolo del libro, ha una delle chiusure finali più belle che ci sia capitato di leggere negli ultimi anni. Matrjona è una donna buona e onesta, ritenuta sciocca dai suoi amici per la sua mancanza di malizia, e che ne sfruttano la bontà di cuore. Abbiamo letto più di due volte la sublime descrizione di un pranzo funebre, dove la tradizione russa è mescolata con la tradizionale meschinità del genere umano.
“Alla Stazione di Kocetovka” mette a nudo i piedi di argilla di quel gigante che era l’Unione Sovietica. Quando la burocrazia prende il posto del buon senso, e anche voler agire per il bene comune diventa una missine impossibile. Sovrastrutture di carta bollate a cui dover giustificare ogni respiro, perdendo di vista il quadro più ampio.
Ragazzi diventati uomini nel volgere di una notte, con l’orrore della guerra in sottofondo, in cui ogni piccola scelta, anche la più apparentemente insignificante, può significare la differenza tra la vita e la morte per migliaia di persone.
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Aleksandr Solzenicyn, La casa di Matrjona, Einaudi, Torino, 1970
Edizione originale: Матрёнин двор, Москва, 1963