“Un’altra giornata vuota gli si apriva davanti.”
Andate in libreria, cercate questo libro e leggetelo. Nel caso in cui la vostra libreria di riferimento non dovesse averlo, prenotatelo e attendete il suo arrivo. Lo scriviamo in maniera diretta, senza possibilità di incomprensione, perché questo libro causa piacere fisico alla lettura, sia per la storia narrata che per la cifra stilistica in cui è scritto.
Una carezza agli amanti della lingua italiana, che dovrebbe essere letto a scuola per far capire alle giovani generazioni cosa si intende scrivere in maniera semplice ponderando il peso delle parole utilizzate, con una sintassi lineare e precisa.
Scritto subito dopo il secondo conflitto mondiale, il testo ha la forza delle parole dentro di sé, quando a nostro parere la lingua italiana scritta era più vigorosa nelle penne degli scrittori, prima di scivolare nella fievolezza di oggi, ad esclusione di brevi sporadici sussulti. Permettere al lettore di apprezzare l’importanza di utilizzare un termine invece di un altro, è il maggior pregio della scrittura, perché come diciamo sempre noi, i sinonimi non esistono.
La storia come dicevamo è semplice: un racconto lungo il cui protagonista è Guglielmo, vedovo da pochi mesi, e padre assente di due bambine (Irma e Adriana).
Deciso a non elaborare il lutto che lo ha colpito, Guglielmo si concentra in una nuova avventura imprenditoriale, con l’acquisizione del diritto di tagliare gli alberi di un bosco nel pressi dell’Appennino toscano. Il lavoro lo porterà lontano da casa per diversi mesi, dove non farà ritorno neanche per la breve pausa natalizia. Della sua squadra di tagliatori fanno parte Fiore, Amedeo, Germano e Francesco, personaggi secondari, caricati dall’autore di una umanità sconfinata, con i loro pregi e le loro debolezze.
La speranza di riuscire a seppellire sotto il peso della fatica fisica e mentale il dolore della perdita della moglie si infrangerà ben presto dentro Guglielmo. I fantasmi da cui voleva fuggire non gli daranno tregua, specialmente di notte, specialmente quando pensa alle felicità familiari dei suoi compagni, specialmente quando capisce che quell’amore, per quanto profondo e sincero, non tornerà più indietro.
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Carlo Cassola, Il taglio del bosco, Einaudi, Torino, 1959