Cronache di un venditore di sangue

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“VENERDÌ RE-VERSO

“Oggi è il mio compleanno. Venite tutti ad assaggiare il mio fegato di maiale saltato.”

 

Arrivati a pagina 50 avremmo voluto malmenare chi ci ha consigliato questa lettura; a pagina 135 avevamo già pianto tre volte; a libro terminato stavamo cercando la bibliografia completa dell’autore. (Nota per il lettore: è uscito proprio in questi giorni per Feltrinelli “La città che non c’è”) Yu Hua padroneggia l’antica arte degli aedi: il suo raccontare ci catapulta nella dimensione epica del passato – prossimo però, non remoto. La storia di Xu Sanguan, il venditore di sangue, si imprime nelle pieghe della nostra memoria come farebbero le fiabe della nonna, con quel loro ondeggiare ipnotico che vorremmo non avesse mai fine.

Di questi tempi l’industria editoriale sforna, sempre più concitata, testi ibridi a cavallo tra la saggistica, la fiction e il memoir, sembra che il pubblico ne sia affamato, che chieda qualcosa in più di una “semplice” storia. Il filosofo Byung-chul Han nel suo “La crisi della narrazione” dice che siamo in cerca di dati e informazioni che affastelliamo senza distanza e senza memoria, senza incanto. Dice che l’unico nesso che ci interessa è quello causale, il quale esclude le relazioni poetiche e magiche. Dice che sguazziamo nella “fredda oscenità della trasparenza”. Dice (poi basta, leggetelo voi) che ciò che rende peculiare la narrazione è la capacità di suscitare emozioni e creare legami di senso opachi, all’interno dei quali ciascuno può trovare, tra le altre cose, la propria dose di speranza. Perché questa lunga parentesi? Perché la qualità di questo libro è invece profondamente narrativa, vorremmo ascoltarlo seduti attorno al fuoco, mentre sentiamo la fame, il freddo, le gambe molli – tutto quanto.

I trent’anni di vita del protagonista e della Cina che gli sta intorno sono contemporaneamente nel tempo e fuori da esso. Sono molti gli elementi che ci fanno pensare a una società lontana dalla nostra (forse meno lontana da quella dei nostri bisnonni): i rapporti nel villaggio, il senso della vergogna – che è un sentimento sociale, che viene dalla collettività -, la concretezza dei riti quotidiani. Ma l’irriducibile complessità dell’essere umano è così vicina ed evidente da spezzare le gambe.

“È solo un momento di crisi di passaggio che io e il mondo stiamo attraversando”, cantavano Le luci – eppure, viene da pensare, quel momento di passaggio potrebbe essere la storia dell’umanità: l’articolarsi dei rapporti amicali, filiali, di coppia, con lo Stato, con la vita, con la Storia, con la speranza, con la morte. Stiamo forse assurgendo la crisi a condizione esistenziale perenne, privandola del suo stato di urgenza contingente? Perché no, una crisi espansa, un panico eterno: forse l’unico modo per smettere di avere paura. Come in ogni fiaba la vita di Xu Sanguan, di sua moglie Xu Yulan, dei suoi figli Felice Uno, Felice Due e Felice Tre non è che una serie di ostacoli e di prove da superare. Come ogni vita con le sue fasi, le sue conquiste, le sue avversità. Come quando pensate “Ce n’è sempre una!” e spoiler: ce ne sarà sempre una. Arriverà sempre e ancora il momento di vendere il sangue, di mettere in gioco una parte di noi per cercare di giungere a fine partita sperando ne sia valsa la pena. Emblematicamente, l’unica volta in cui Xu Sanguan vorrà vendere il sangue per se stesso non ci riuscirà e sarà la moglie a fargli capire che non è necessario, perché sì, ne è valsa la pena.

A tenerci poi nella storia è una certa ironia involontaria, la genuinità con cui i protagonisti accolgono il continuo mutamento delle opinioni, delle condizioni, dell’esistenza e così facendo costruiscono una famiglia, una vita che possa galleggiare anche sul maremoto.

“In un luogo molto lontano il cielo sorgeva dalla terra, saliva in alto ammantato di rosso e illuminava i campi distanti tingendo le messi.” Iniziamo e finiamo così, con il rosso del sangue, che è vita, con il sublime lontano e gli occhi che lo contemplano, con la nostra storia davanti e tutte, tutte le possibilità a scorrere nelle nostre vene.

 

Recensione di Delis 

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Yu Hua, Cronache di un venditore di sangue, Feltrinelli, Milano, 2019

Edizione originale: Xǔ sān guān mài xuè, Beijing, 1995

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