I libri scelti da Andrea Salonia
_________________________________________________________________________
Che sia poi effettivamente questo romanzo a vincere il Premio Strega 2023 ce lo racconterà la serata finale di luglio, la lavagna in nero ardesia, il gessetto bianco, i voti che salgono, e le malcelate tensioni di chi – gli Autori – stan lì in attesa (che il tutto avvenga, che il tutto finisca). Lei, l’autrice, Ada d’Adamo, non ci sarà. Lei sarà già d’aria, dormirà, perché morire è dormire, niente altro. Lo ha scritto così, di suo pugno quasi alla fine del suo romanzo. Un pugno che arriva allo stomaco, esatto esatto al plesso celiaco, quello stesso che gode di molta fama letteraria e cinematografica: un gancio ben assestato lì, ed ecco che il malcapitato cade a terra, privo di sensi. Intanto Come d’aria, edizioni elliot, ha vinto il Premio Strega Giovani 2023, ed è già un gran bel successo.
Da lettore, qui ci son tutti gli ingredienti per leggere una storia “catchy”, come lo scriverebbero nel Regno Unito. La malattia di lei, l’autrice, la malattia di lei, la figlia, la comunione delle malattie, tumore e disabilità. Una storia suadente, fin carezzevole, per il carico emotivo che porta seco, anzi emozionale, perché capace di generare emozioni, che è certo più del sol descriverlo come emozionante. Ada, il nome di lei, la madre, la scrittrice, la malata di cancro con le metastasi, che è compreso nel nome di lei, Daria, la figlia, la disabile per nascita, che non può esprimere emotività, che non può essere emozionale e difficilmente potrà essere emozionante nella canonicità dei termini coi quali siam soliti esprimerle queste nostre emozioni: le parole, le frasi, i paragrafi, le pagine. No, lei, Daria, non può, e mai potrà. Ma solito sta certo per familiare, conosciuto, normale, usuale, e anche per consueto, abituale, ovvio, comune, sfruttato, e pure per dozzinale. E a noi, i lettori tutti, il trito, l’inflazionato, l’ordinario non piacciono. Noi, i lettori tutti, o almeno molti, moltissimi di noi, amiamo la diversità, accogliamo la diversità, non ne abbiamo paura, non temiamo di venirne schiacciati, sopraffatti, non ci sentiamo soffocare dall’ansia del diverso. In tutti i sensi: il malato, il disabile, il bianco, il nero, il giallo, l’arcobaleno, il grasso, il magro, l’alto, il basso, il tatuato, il. No.
Per questo da lettore, Come d’aria ha la ricetta giusta per risultare un cibo gourmet, che tocca le papille gustative giuste. Un poco di pianto, un poco di riso. Perché poi: “E figl so’ piezz’ ‘e còre”. Qui ancor di più, se la figlia è totalmente dipendente da te, la madre, da te, il padre, dagli altri in generale. E tu, la madre, ti ritrovi, ti scopri, ti sorprendi, a essere gravemente malata a tua volta, così, da un attimo all’altro, e sarebbe stato invece fondamentale fossi una roccia di salute, nel corpo e nello spirito, perché un piezz’ ‘e còre di tal fatta ha totale necessità di te. Ti ama, certo, e te lo esprime in tutti i modi che gli son concessi da lassù (quale?, ti verrebbe da chiederti leggendo la storia di Ada e Daria), ma anche ti necessita. Di te ha bisogno, un bisogno che unisce il cuore al corpo, il corpo alla mente, i corpi tra loro. C’è anche molto altro nelle pagine di Come d’aria, ma di sicuro tutto questo basterebbe ampiamente a renderlo un romanzo emozionale, e quindi letto con largo consenso di pubblico.
Da medico, Come d’aria è ancor più un pugno al plesso celiaco. Per quello che l’intrecciarsi degli accadimenti e delle malattie – che appartengono alle persone e non alle cose e non ai lavori scientifici e non alle dotte discussioni tra professionisti – sa generare; per come ci sia un poco il rischio latente di usar superficialità rispetto al malato e alle persone che stan dietro al nome delle malattie; per la stanchezza delle giornate in faccia al male, tutto il male della malattia, il dolore della malattia, l’impotenza di fronte alla malattia che si mangia le persone fin nel midollo, potrebbe rendere approssimativo e sommario anche l’impegno più serio e accurato davanti al corpo e all’anima che chiedono aiuto.
Ecco che, quindi, son partito pronto a leggere un romanzo cliché – il rischio c’era e c’è, che in tal modo Come d’aria venga interpretato – e invece no. Ada d’Adamo ti metto in scacco, e non te ne liberi fino alla fine, all’ultima delle sue parole del suo ultimo capitolo, che non per niente ha intitolato Incorporazione.
_______________________________________________________________
Ada D’Adamo Come d’aria, Elliot, Roma, 2023