Verso il Paradiso

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“[…] e finalmente conosceva il tipo di trasformazione che l’amore aveva donato a tutte le persone che conosceva, per sfuggire sempre  solo a lui.”

Un romanzo pieno: di cosa? di vita, di contraddizione, di sentimento, di incongruenze emotive, di affinità elettiva, di immaginazione e realtà. Se ancora non dovesse bastare, aggiungiamo anche pieno di riflessioni sui rapporti interpersonali, sugli errori, sui rimorsi, sulla pochezza e sulla ricchezza dell’uomo. Tre racconti divisi eppure legati, con una visione alternativa del passato lontanissimo (1893), una verosimile con piccole variazioni sul tema di un passato prossimo (1993) e una che speriamo non si realizzerà sul futuro (2093).

Non vogliamo dare altra informazione sulla trama, anzi le trame, perché non vogliamo privarvi della sorpresa che la scrittrice vuole fare al lettore, e degli sforzi di concentrazione richiesti in alcuni passaggi, per capire alcune dinamiche tra i vari personaggi. Una piacevole fatica, che sprona ad andare avanti pagina dopo pagina, agevolata da una scrittura dal sapore della polvere, difficile (anzi molto difficile) da trovare nella letteratura occidentale contemporanea. 

Yanagihara mette in mostra tutte le sue capacità tecniche di scrittura, la struttura del testo è forse persino migliore delle storie raccontate, come un castello dalle alte torri, tra le alte montagne, e un orizzonte di solo cielo, bello a prescindere dalle qualità morali del signorotto che lo abita. 

I personaggi dei tre racconti abitano negli stessi luoghi, sebbene divisi da cento anni di distanza, rappresentano un gioco sottile dell’autrice a dare forma bidimensionale della caducità dell’esistenza umana. Quello che rappresentava la fine del mondo per qualcuno, rappresentava l’inizio del mondo per qualcun altro, e così in eterno. 

Abbiamo letto questo libro all’interno dei nostri gruppi di lettura, e abbiamo riscontrato i punti di vista più diversi, chi lo ha amato spassionatamente, e chi neanche è riuscito a portarlo a termine, tanto che abbiamo pensato di definirlo un libro “di-visione” nel suo duplice senso. A tal proposito ci siamo chiesti, ci si può innamorare di un personaggio egoista? oppure di un altro emotivamente immaturo? oppure di un altro completamente insipido e privo di carattere? Alcuni di noi ci sono riusciti, altri meno. E voi?

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Hanya Yanagihara, Verso il Paradiso, Feltrinelli, Milano, 2022

Edizione originale: To Paradise, Doubleday, New York, 2022

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