Un amore senza fine

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“VENERDÌ RE-VERSO

“Non c’era nulla che potessi dire di quel mondo se non che l’avevo conosciuto, che era stato mio, che lo era tuttora.”

 

Poiché c’è molto di cui parlare, ecco una breve sintesi della trama: costretto dal padre di lei a separarsi dalla sua amata Jade, David Axelrod incendia l’abitazione della famiglia, con scopi nebulosi e un po’ deliranti. Qui si inizia: per quattro anni, di cui due passati in una casa di cura psichiatrica, David racconta la sua vita lontano da Jade (e dai Butterfield tutti) fino al tragico incidente che li riporterà a riprendere i fili della loro meravigliosa e travolgente passione. E vissero tutti felici e content- no. Ovviamente no. 

Premessa numero uno: è ben vero che un libro può dirci cose molto diverse tra loro se letto in frangenti temporali differenti e particolari, ad esempio in un momento diverso della vita o precipitati nello sguardo di un’altra generazione. 

Premessa numero due: leggere un libro che parla d’amore, se si è amanti di un certo tipo di letteratura che potremmo ironicamente definire “archeologica”, di scavo profondo e perpetuo, è molto sfidante. Che può sembrare un po’ snob come affermazione ma è lo stesso che abituare il palato a pietanze non tanto raffinate quanto più gustose e appaganti, e trovarsi a mangiare, chessò, una platessa stracotta e insipida, tipo mensa. Capite? Se un autore ci dice che parlerà d’amore e ne parlerà per tutto un libro scatta subito l’allarme platessa. È più che altro una questione di abitudine e di onesta possibilità di scelta, se abbiamo coltivato un atteggiamento moderatamente selettivo nei confronti del tema più abusato nella storia dell’umanità, un libro che si intitola AMORE SENZA FINE è o non è sfidante? 

E quindi torniamo al tempo del lettore (tralasciando la questione di quello che scommette investendolo in questo tipo di titolo): leggere da adolescenti un romanzo che parla di un amore tanto appassionato da essere folle porta o può portare a drammatiche immedesimazioni; leggerlo da adulti potrebbe quasi annoiare; leggerlo nel 1979 potrebbe essere osceno; leggerlo nel 2022 potrebbe aprire aprire la diga dell’indignazione psico-emotiva militante (nei confronti di quello che qui viene definito “amore” e che rientra invece compiacente in ogni accezione di tossicità relazionale).

Viviamo in tempi di esposizione pornografica, non solo a livello di immagini ma di terminologie, di corpi, di dialoghi, tempi di laceramento del confine tra pubblico e privato: la nudità non sconvolge né eccita, siamo privati di ogni possibilità di immaginazione, l’anatomia è didascalica e non erotica. Pelle, peli, bestemmie, cene di famiglia – nulla è più intimo. Se però vogliamo limitare le nostre considerazioni al campo letterario e tornare al testo, possiamo considerare che un buon libro non è dato solo dal suo oggetto, che a rendere tale un romanzo non è solo una buona idea ma quello spettro illimitato di intuizioni che la commistione di forma e contenuto lascia intravedere. E allora possiamo leggere 35 pagine, TRENTACINQUE, di sesso e non trovarle pornografiche bensì intimamente erotiche. La lettura indugia presso il testo come se fosse un corpo*. Il nostro investimento è ripagato. L’allarme platessa sventato. Ecco che il più banale dei titoli acquista spessore, la più ovvia delle trame diviene poetica: prendiamo tra le mani una storia e  un sentimento usurati dalle ripetizioni, logorati dall’eterna esposizione alla luce volgare dell’ovvio, e come per incanto li percepiamo nel loro antico, immaginifico splendore. 

No, non è amore questo. Non è nemmeno ossessione o follia. 

“Non penso mai alla vita che non avrò quando sarò morto, o a quello che ho mancato non essendo nato prima. È il tempo trascorso come morto durante questa che è l’unica mia vita che mi spinge a strapparmi i capelli.”

È il dolce, inebriante sapore di una storia raccontata, modellata con cura, preziosa per le nostre papille letterarie sopite o forse ancora ormai disgustate dall’inferno del banale.  Ricordiamo che dello stesso autore, Sellerio ha da poco pubblicato anche “Oceano senza sponde”, che abbiamo già inserito nella lista delle letture da fare. 

 

*Byung-Chul Han – Le non cose, Einaudi, 2022 

Recensione di Delis 

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Scott Spencer, Un amore senza fine, Sellerio, Palermo, 2015 

Edizione originale: Endless love, Harper, New York, 1979

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