I libri scelti da Andrea Salonia
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C’è sempre una linea molto sottile tra ironia, sarcasmo, sardonicitá e tristezza profonda. Come pure, è davvero labile il confine tra le parole amare e quelle taglienti, capaci non solo di mettere allegria ma di far proprio sganasciare dalle risate. Niente di vero è un romanzo che appartiene a questa categoria dello scrivere, a mio parere, dove non son certo Veronica Raimo abbia raccontato compiutamente di sé e della sua famiglia, il che ne farebbe una storia non di finzione, e per questo ancor più ficcante e dura, oppure si sia immaginata accadimenti ed episodi curiosi del vivere, rendendo il sentire umano attorno a quei medesimi più vero del vero. Quindi, comunque sia andata,
Niente di vero è un bel libro, in primis perché è un libro curioso, introspettivo, pervicacemente occupato nell’indagine dell’animo, con l’arguzia del narrare come fossero divertenti cose che non lo sarebbero affatto. E ciò è un pregio grande, una qualità dello scrivere per cui provo invidia sincera, non essendone affatto capace.
Ed è proprio per quella commistione di sentimenti evocati che le 163 pagine di Niente di vero son volate via veloci. Sì, perché l’attacco è di tale vivacità, di tale scanzonata causticità che si sarebbe proni al credere che sia un libro tutto votato al far ridere. Poi, però, di colpo mi è venuto desiderio di una canzone tristissima, di parole tristissime, e di note ancor più tristi. Una voglia fisica, quasi una necessità. Stare nel mezzo di cose talmente tristi da rendere la malinconia un’ovatta, un maglione caldo, una lana che ti avvolge, e tu con le braccia conserte davanti che ti stringi tutto per trovare calore e ristoro come fossi di fronte a un mare al nord, grigio e ventoso, e col bisogno improvviso di non lasciare che una sola stilla di calore se ne scappi dal tuo corpo. Così ho inserito ben 11 piccoli adesivi verdi sul bordo delle pagine (…che non piego e certamente non segno non tratteggio non sottolineo; mai; la carta e le parole di ciascun libro mi sono sacre, e mi confermo in questa mia forma di alienazione buona a ogni nuova lettura) per tanto le parole di Veronica Raimo son state capaci di evocare pensieri e suggestioni in me lettore.
Faccio cenno ad alcuni punti, in particolare: può mai esserci una famiglia completamente felice? E la storia, la loro storia, le vicende del padre della madre dei figli e quanti di loro: sarà mai possibile che vi sia totale armonia, oppure quella serenità luminosa dei giorni in cui nel riquadro della televisione comparivano farina e acqua e sole e un mulino con un sacco di bel bianco dentro e intorno? Che abuso siam riusciti a fare dell’essere sereni, come il cielo? Sarà peraltro giammai possibile essere come il cielo di aprile che ha perso il freddo marzolino ma ancora non ha l’opacità dei mesi estivi, ed è per questo di una drammatica serena lucentezza?
Ecco, Niente di vero racconta della famiglia attorno alla protagonista e della protagonista stessa che vive il suo vivere come un’avventura italo-berlinese (curioso che ben due romanzi della stessa adorabile casa editrice dalla livrea bianca con lo struzzo che corre proposti candidati allo Strega 2022 abbiano un filo rosso e conduttore che attraversa la Berlino della intellettualità libera e del libero esistere, sebbene con toni differentemente graffianti – vedasi Desiati e il suo Spatriati).
Ma esiste poi una trama in Niente di vero, sembra chiedersi persino l’Autrice. Non credo, parrebbe rispondersi, o forse meglio sarebbe un … non so. Io ritengo una trama ci sia, una trama che emerge dalla costellazione di trame dei personaggi che rappresentano le persone nella finzione che a sua volta racconta la verità vera della vita che si vive nella realtà. E non è poca cosa sapersi raccontare cose davvero durissime con la sagacia del metterle alla berlina, con un fare tanto canzonatorio da risultare una miscela di sentimenti, una spremuta di bergamotto, arancia Washington, limone della costiera e mandarino, e tutti insieme a dar sapore e sentori diversi, capaci di aprirti il naso e di ficcartisi nel cervello e lì rimanere.
Tutto ciò – e certo anche altro – è motivo del mio apprezzamento per il romanzo di Veronica Raimo, e mi piace chiudere queste mie parole affastellate con un altro dei piccoli adesivi verdi che ho sistemato a far da segna pagine laddove avessi goduto della lettura in modo particolare; così c’è scritto a pagina 139: “La solidità dei nostri ideali a discapito della realtà.” Questi giorni son così follemente reali da imporci di essere partigiani dei nostri ideali, pur desiderando che niente sia vero.
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Veronica Raimo, Niente di vero, Einaudi, Milano, 2022