Scritto da Elena Danioni.
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Ciascuno di noi possiede uno o più devices informatici che per la loro accessibilità e trasportabilità accompagnano costantemente le nostre vite. La nostre privacy è crollata di fronte alla potenza informatica. Inoltre oggi, la tecnica ha un valore assoluto per la sua pervasività, abilità di controllo, capillarità e capacità di produrre profitto.
Anna Wiener con il suo libro di memorie intitolato “La valle oscura” edito da Adelphi ci offre il punto di vista qualificato di chi ha effettivamente lavorato per l’industria del tech. In principio l’autrice ci descrive i principi del mondo editoriale i contratti precari ed il poco dinamismo del settore le cui gerarchie “considerano le bassa retribuzione un rito di passaggio, non una forma di sfruttamento.”
Il desiderio di imprimere una accelerazione alla propria vita professionale e le migliori condizioni economiche offerte dal settore informatico (assistenza sanitaria inclusa), spingono l’autrice ad abbandonare New York per San Francisco. La città è preda della “febbre dell’oro” generata dal settore tecnologico che richiama, in California, non sono informatici, ma anche una serie di avventurieri con formazione non informatica: avvocati, insegnati ecc. sfuggiti da precarie condizioni lavorative.
Anna Wiener descrive molto bene come lavoratori del Tech diversi dagli informatici subiscano una costante pressione per dimostrare il proprio valore all’azienda che li ha assunti in quanto, come riferisce l’autrice, le competenze di questa categoria sono “tenute meno in considerazione, culturalmente ed economicamente della capacità di programmare”.
Il settore informatico è composto per la maggior parte da uomini giovani e bianchi che non hanno timore a dichiarare le loro ambizioni di conquista e di successo: ora economiche un domani politiche. Questa mentalità, supportata da cospicue raccolte di denaro fra gli investitori che desiderano partecipare alla corsa dell’oro delle industrie tecnologiche rendono l’ambiente di lavoro ideale solo per informatici e tecnici, preferibilmente uomini ed ostile per le persone, come l’autrice laureata in sociologia.
“Assumere il primo dipendente non tecnico rappresentava sempre la fine di una era. Gonfiavano l’organico creavano procedure e burocrazia”, riferisce l’autrice. Questa mentalità in società gestite da amministratori delegati giovanissimi preoccupati di perdere il loro tocco magico e non limitati da norme alle quali società di altri settori devono attenersi come: privacy o insider trading), crea un tale disagio che l’autrice giungerà ad omettere di lavorare nel settore assistenza clienti
Anche coloro che credevano nella natura libertaria della progresso tecnologico scoprono che l’industria tecnologia non migliora le nostre vite ma è solo un business che fa leva sulla dipendenza tecnologia e che contribuisce ad accrescere i profitti della floridissima industria della sorveglianza.
Si comprende quindi il titolo scelto dell’autrice per il libro “Uncanny valley”. Uncanny era un termine coniato negli anni 70 dallo studioso nipponico di robotica Masahiro Mori che descriveva il complesso di sensazioni prima positive poi di inquietudine provate da esseri umani nella interazione con robot ed automi.
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Anna Wiener, La valle oscura, Adelphi, Milano, 2020
Edizione Originale: Uncanny Valley, MCD Books, 2020