Recensione di Alessia Colombo
Tipologia: silent book
Tematiche principali: migrazione, surrealismo
Tecnica delle illustrazioni: mista, matita e colorazione digitale
Età consigliata: 8 anni in su
Un padre fa la valigia, saluta moglie e figlia e parte in nave alla volta di un nuovo paese. Arrivato in città cerca di farsi comprendere in un mondo di cui non capisce lingua e usanze. Ma la metropoli è piena di persone immigrate a loro volta, che hanno dovuto imparare a vivere in un posto nuovo e che con gentilezza e pazienza lo aiutano. Trovata una stanza la nostalgia di casa è forte, ma c’è molto da fare quando si cambia luogo: orientarsi, imparare l’uso della moneta corrente, trovare dei punti di riferimento e costruire una nuova famigliarità con la realtà circostante.
Mentre fa tutto questo l’uomo incontra altre persone che gli raccontano il loro passato, i luoghi da cui vengono o, anzi, scappano a causa di guerre e situazioni sociali che violano i diritti umani. Nel frattempo passa da un lavoro ad un altro cercando il suo posto in questo paese e scrive a casa tutto ciò che gli succede. Dopo alcuni mesi sua moglie e sua figlia riescono finalmente a raggiungerlo e si possono così riabbracciare. Ora toccherà a questa famiglia riunita aiutare altri che, come loro, approderanno in quella città sconosciuta in cerca di speranza.
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Nonostante il riferimento principale siano gli Stati Uniti degli anni 20′ e 30′, questo bellissimo albo riesce a parlare in modo universale dell’idea di migrazione ed espatrio, attraverso le storie del protagonista e dei personaggi. Dalla fuga dal proprio paese, alla nostalgia, alle piccole sfide quotidiane come la lingua, il cibo, il lavoro. La magia sta non tanto in cosa dice Shaun Tan, quanto come lo dice. Usa infatti un linguaggio surrealista che, oltre a dare vita ad illustrazioni stupende, rende l’esperienza migratoria universale permettendo ancora di più di provare empatia verso i personaggi. L’autore inventa praticamente tutto un mondo fatto di strane creature, ritagli di carta volanti, soli nei cieli, città oniriche, cibi, segni e gesti insistenti. Tutto questo riesce magicamente a far sentire chiunque legga come un estraneo che a sua volta deve re-imparare a decodificare la realtà. Insieme al protagonista il lettore prova nostalgia per una casa lontana, alienazione e timore verso un mondo nuovo e solidarietà e speranza nell’incontro con gli altri.
L’edizione che possiedo io è della Elliot Edizioni, ma recentemente è stato ristampato dalla Tunuè. L’albo si presenta come una raccolta fotografica, con copertina in finto cuoio consumato. All’interno una serie di immagini color seppia disegnate a matita con estrema delicatezza e cura in ogni piccolo dettaglio. Il libro è classificato come picture book, però non ci sono testi quindi dovrebbe essere un silent book, ma allo stesso tempo è strutturato come una storia per immagini che si leggono consequenzialmente, quindi ha qualcosa anche del fumetto e della graphic novel. La verità è che è tutto quanto insieme e ciò lo rende davvero un libro molto speciale.
Lo consiglierei per bambini dagli 8 anni in su, inoltre essendo la migrazione una tematica molto attuale, può essere interessante anche affrontarlo in classe. L’illustrazione più bella? È una scelta difficile, ma per me direi quella in cui l’uomo apre la valigia e dentro vede la moglie e la figlia sedute al tavolo. Sintesi perfetta dell’estrema nostalgica dolcezza di ritrovare la propria casa dentro una piccola scatola, in mezzo ad un vasto mondo.
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Shaun Tan, L’approdo, Elliot/Tunué, Roma, 2008
Edizione originale: The arrival, Hodder & Stoughton, London, 2006