“Servi il dio denaro o soccombi, non c’è altra regola.”
Romanzo di George Orwell ambientato negli anni 30 e autobiograficamente ispirato al periodo in cui, lavorando come insegnante, scriveva “Senza un soldo a Parigi e a Londra”.
La storia si sviluppa seguendo le riflessioni del quasi trentenne Gordon Comstock, l’ultimo fallito di una famiglia di falliti. Gordon ha dichiarato guerra al denaro e tenta disperatamente di sopravvivere sfuggendo alle sue grinfie. Unico risultato percepibile: una vita di stenti e una soverchiante ossessione per il denaro stesso – per la sua assenza, la sua tirannia, la sua necessità. Lo sforzo di tradurre in pratica un principio radicale che non riesce mai a rendere definitivo lo logora sotto gli occhi di amici (uno), amante e famiglia. Egli rigetta il concetto stesso di “buon lavoro”, preferendovi un impiego il più possibile demansionante (diremmo oggi) rispetto al suo status di “intellettuale”, impiego che però gli consentirebbe, in via del tutto illusoria, di dedicarsi alla scrittura dei suoi “Piaceri di Londra” – un interminabile poema da cui è ora estasiato ora disgustato, a seconda delle odiose incombenze materiali che, con certo cattivo gusto, la vita continua a sottoporgli.
Gordon Comstock è a tutti gli effetti un uomo del sottosuolo English edition:
“Sottoterra, sottoterra! Giù nel grembo sicuro della madre terra, dove non si trova lavoro o si perde il lavoro, […] nessuna speranza, paura, ambizione, né onore o dovere. […]. Era lì che voleva essere.” Il suo dialogo interiore (sì, dialogo, tra colui che respinge il denaro e colui che ne è ossessionato) è solidissimo a livello argomentativo, tanto da costringere il lettore a mettersi una mano sulla coscienza e ad abbassare mestamente il capo di fronte all’evidente strapotere del dio Denaro; è così convincente che qualcuno potrebbe trovarsi a incoraggiarlo a non cedere, a persistere, a trovare il modo insomma (e questo nonostante il protagonista non sia esattamente un simpaticone, via). La causa è giusta! il compromesso, un fallimento.
Quindi che fare – che fare se l’aspidistra (simbolo della meschinità piccolo-borghese) proprio non la vuoi? Ma vorresti l’amore.
Potremmo dirci che per un po’ di calore umano Gordon Comstock ha ceduto al compromesso, alla decenza, al “buon senso”, perdendo la sua guerra. Orwell però fa un piccolissimo miracolo: mette di fronte a Gordon una donna libera. Rosemary, così lei, è capace di un amore a tal punto coraggioso e incondizionato da mettere fuori gioco l’odiosa e sporca variabile, il soldo. Gli dice: la scelta è tua, qualunque essa sia, io comprenderò.
Non è una resa, non è una sconfitta. Esistono milioni di vite possibili dentro e fuori dal circolo del denaro: è possibile usare il denaro a testa alta, ricordando sempre la sua natura strumentale e non essenziale – senza dargli il potere di decidere per noi come vogliamo vivere. O chi possiamo amare.
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George Orwell, Fiorirà l’aspidistra, Ortica Editrice, Aprilia, 2021
Edizione originale: Keep the Aspidistra Flying,Victor Gollancz, London, 1936