“La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure.”
La storia è quella dell’Arminuta, ovvero “la ritornata”. La protagonista non ha un nome proprio; è solo l’Arminuta, e lo è per tutti. Dove deve tornare questa ragazza?
Una giovane fanciulla, all’età di tredici anni, deve ritornare dalla sua vera famiglia, da madre, padre e fratelli. Ed è così che la nostra protagonista non è solo colei che ritorna, ma anche colei è stata abbandonata, da sempre e, soprattutto, dagli affetti più cari, ovvero dalla famiglia, quel nido che avrebbe dovuto custodirla, e che all’età di sei mesi la cede agli zii della città.
Tutta la storia ruota intorno alla capacità di adattarsi o ribellarsi al destino che Adalgisa, la madre non naturale, ha disegnato accuratamente per lei, compresa la decisione di riconsegnarla ai genitori legittimi.
Una piccola adolescente costretta ad abbandonare la famiglia, che ha sempre pensato essere la propria, le amicizie e i primi amori. D’un tratto tutto il mondo colorato della città svanisce per essere sostituito dalle tinte scure della terra della campagna, dai sapori acri del paese e dagli odori pungenti di una vecchia casa da condividere con la nuova famiglia.
La lettura è molto scorrevole, asciutta e allo stesso tempo ricca dell’espressività che solo il dialetto sa offrire. La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista: si ha la perfetta sensazione che sia davvero una voce a narrarti quelle vicende, tanto sono personali e soggettive.
Pare essere un invito a noi lettori a domandarci se ciò che noi sappiamo di noi stessi sia reale, se ciò che possediamo sia davvero nostro. Non solo, pare anche essere un campanello che si accende alle nostre orecchie, perché molti punti del racconto stridono e ci fanno serrare gli occhi, tanto pare inconcepibile quella realtà. Tutto il racconto oscilla tra un sapore di incredulità e un suono di dura e stretta aderenza alla cruda verità.
È la storia della forza di una prematura ragazza che deve affrontare gli interrogativi più grandi della vita da un giorno all’altro, senza protezioni e senza amore; è la storia di turbamenti ed emozioni e affetti ammazzati dal destino. Ma c’è ancora di più: è la storia dell’amicizia. Tutta la vita dell’Arminuta ruota intorno alle sincere relazioni che crea, prima con Patrizia, dolce amica dell’infanzia, e poi con Adriana, la sorella rozza e schietta, che conquisterà per sempre il suo cuore e la sua ammirazione. Ed infine, è la storia di una bambina costretta costantemente ricalibrare il concetto di “madre”.
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Donatella Di Pietrantonio, L’arminuta, Einaudi, Torino, 2017