“La vita è ricca di premi di consolazione.”
Brillante, veloce, pieno di spunti e riflessioni. La lunga notte del dottor Galvan è per estensione la vita di ognuno di noi, ma non esattamente di notte, bensì durante il giorno. Costretti dentro un ruolo ben definito e pronti ad indossare maschere inespressive per creare qualcosa che poi si rivela vuota, perdiamo di vista le cose più importanti.
Il nulla creato nel libro è racchiuso nell’elaborazione superflua di biglietti da visita. Pezzi di carta nati per essere cestinati, ideati per presentarsi come quello che non si è, specialmente nel mondo del lavoro, per incutere soggezione e perdersi in competizioni in cui nessuno vince, ma tutti perdono.
L’ambientazione è in un ospedale, e precisamente in un pronto soccorso, ma potrebbe trattarsi di un qualunque ufficio o luogo di lavoro, in cui ognuno mira a curare il proprio giardino oppure, se proprio non dovesse riuscirci, a fare cattiva pubblicità a quello dei vicini.
Il testo è una base importante e idonea per creare un’opera teatrale: tempi e parole precise da mettere in scena sul palcoscenico; situazioni grottesche e battute sagaci che tengono alta la soglia dell’attenzione del pubblico. Noi lo abbiamo letto in italiano, ma siamo certi che sarebbe stato meglio leggerlo in lingua originale, perché per alcune sfumature linguistiche che si possono intuire nella lettura, si nota che sono state difficili o addirittura impossibili da adattare nella nostra lingua dal traduttore. Uguale discorso è valido se consideriamo i sottili giochi di sottintesi circa l’organizzazione del sistema nazionale sanitario francese, che noi non possiamo conoscere.
Il libro è un bicchiere d’acqua fresca bevuto in un solo sorso, che lascia freschezza e soddisfacimento. Non solo la frase che abbiamo deciso di indicare qui come citazione ci appare perfetta, ma anche altre, le quali si sono rivelate angoli di riflessioni di vita; buttate lì come se nulla fosse, diventano pietre miliari dello scritto che abbiamo oltremodo apprezzato.
Il finale del racconto è lo specchio dell’arguzia dell’autore: un colpo di genio finale che non lascia insoddisfatti, ma che anzi apre le porte a una continuazione del racconto, forse lasciando in pace il povero dottor Galvan, ma sviluppando i personaggi secondari della storia, o persino il malato protagonista indiretto.
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Daniel Pennac, La lunga notte del dottor Galvan, Feltrinelli, Milano, 2008
Edizione originale: Ancien malade des hôpitaux de Paris,Gallimard, Paris, 2005