Scritto da Alberto Zacco.
________________________________
Può una promessa infranta stravolgere una vita? Si, perché dopotutto è un bivio, che ci può portare a intraprendere strade diverse, e proprio con quelle parole non mantenute, si possono stravolgere esistenze intere, senza neppure rendersene conto.
La nostra protagonista, Laure, decide di crearne un museo a Parigi dove non sono custoditi né quadri né statue. In questo museo si conservano emozioni: ogni oggetto – un vecchio telefono, una scarpetta bianca, un biglietto del treno – è infatti il segno concreto di un amore perduto, di una fiducia svanita, di una perdita.
Da qui il viaggio della memoria della protagonista, che porta al lontano 1986, in piena guerra fredda, a Praga. Una città lontanissima per certi versi, rappresentante di un blocco politico, sociale ed economico in netta contrapposizione con l’occidente.
Laure viene catapultata in un mondo privo di colori, ben lontano dalla sempre bellissima Parigi, dove la popolazione ha accettato a rinunciare alla libertà, ma non tutti agiscono in modo similare. Tomas, fa scoprire alla ragazza inglese, una realtà fatta di piccole cose dove non ci si arrende al destino ma anzi si cerca di combattere per avere un futuro migliore.
Una concatenazione sfortunata di eventi costringerà Laure a prendere decisioni importanti, che non solamente le cambieranno la vita per sempre, ma sopratutto la faranno convivere con un forte rimorso per il resto dei suoi giorni.
Lettura scorrevole, che ci catapulta da Parigi a Praga passando per Berlino, che mi sento di consigliare a chi vuole scoprire le atmosfere di un mondo diviso che ha segnato la seconda metà dello scorso secolo.
____________________________________________________________________________________________________
Elizabeth Buchan, Il museo delle promesse infrante, Casa Editrice Nord, Milano, 2020
Edizione originale: The museum of broken promises, Atlantic books books, 2019