“Quando alla base dei rapporti c’è l’amore, in poco tempo si riescono a perdonare molte cose.”
Kimiko è una giovane scrittrice giapponese. Perfettamente a suo agio nella vita in una grande città come Tokyo, trasuda sicurezza, forza e consapevolezza di sé, pronta a conquistare il mondo così come le viene offerto. Almeno questa è la maschera che si impegna ad indossare in pubblico, dietro cui in realtà si cela un microcosmo di incertezze, rapporti familiari sfilacciati, e un amante (sarebbe eccessivo definirlo fidanzato) condiviso con un’altra donna.
Ci vorrà una malattia inattesa per costringere Kimiko ad abbassare la guardia, ed obbligarla a chiedere aiuto per la prima volta a qualcuno. Il risultato devastante è la presa di coscienza di una vita di apparenze, fitta di sconfitte negate e vuoti emotivi incolmabili. Il lento recupero dalla malattia è seguito da un periodo di degenza volontaria in un tempio lontano dal caos della città. A metà strada tra una comune e un ospedale dell’anima, si rivelerà un passaggio fondamentale verso la completa guarigione.
La bellezza di essere utile ad un estraneo in maniera disinteressata, il piacere fisico dei lavori manuali e la possibilità di relazionarsi con persone lontanissime per esperienze di vita e ingiustizie subite, mettono in crisi le ultime certezze di Kimiko. Un peso tale per cui è costretta a vivere un periodo di solitudine presso una casa semi-abbandonata di un amico. L’isolamento forzato le permetterà di raggiungere una nuova maturazione, fino a scoprire di essere incinta di un bimbo non voluto, ma segretamente desiderato. Un percorso fisico e mentale due volte più difficile, risolto solo grazie ai veri affetti.
L’atmosfera onirica, a metà tra mondo dei morti e mondo dei vivi, con il retrogusto aspre di una sessualità spartana, tipica della scrittura di Banana Yoshimoto, accompagna il lettore dalla prima all’ultima pagina. Allo stesso modo lo stile adottato, diretto e scomposto, fa pensare che ci sia una esperienza di vita vissuta dalla scrittrice dietro la storia raccontata.
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Banana Yoshimoto, Delfini, Feltrinelli, Milano, 2010
Edizione originale: Iruka, Bungei Shunjū, 2006