“Da quando ti conosco, non mi è mai passata la voglia di raccontarti le cose. Anzi, a volte ho pensato che le cose esistessero proprio per questo, perché io potessi raccontarle a te.”
Come ci comporteremmo se l’amore della nostra vita si trovasse a lottare tra la vita e la morte? Quanto sarebbe profondo il rimorso per non aver vissuto la storia d’amore con l’intensità meritata o l’aver dato per scontato attimi di felicità, forse persi per sempre, per rincorrere inutili problemi? Impossibile rispondere fino a quando non ci si trova ad affrontare tali questioni in prima persona.
Niccolò ha la sfortuna di dover viverla a partire da una sera di capodanno, quando Livia, dopo un incidente in motorino per le vie di Roma, si trova in coma senza sapere se si risveglierà. Da qui la decisione di scrivere una prima lettera di confessioni e riflessioni, a cui ne seguirà una seconda e poi una terza, e così via per molti mesi. Un tentativo di mantenere in vita Livia, o almeno il suo pensiero, nella tenue speranza che un giorno possa svegliarsi e leggere, con i suoi occhi, quelle parole mai dette, gli errori mai confessati e le aspettative di una futura vita in comune, nonostante i continui litigi dell’ultimo periodo.
In alcuni passaggi siamo rimasti senza fiato per l’intensità con cui è descritto l’amore, ma altrettanto delusi dopo poche righe, perché proprio quando si ha l’impressione che il racconto possa prendere il volo, e volare veramente alto, rimane ben saldo a terra.
Ad appesantire la lettura, e spezzare più del dovuto lo scorrere della narrazione, è il sovraccarico di riferimenti a programmi televisivi, canzoni, descrizioni non necessarie. Un peso strutturale che, a nostro parere, in molte parti schiaccia la storia, come se lo scrittore avesse bisogno di rivendicare una propria maturità ostentando una conoscenza del mondo a trecentosessanta gradi. Magari altri lettori apprezzeranno più di noi questo aspetto.
La fine della storia si è rivelata una piacevole e inaspettata sorpresa, che purtroppo non possiamo né accennare né commentare per evitare di rovinarla al futuro lettore. Ci permettiamo solamente di dire che ci ha lasciati soddisfatti.
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Giorgio Biferali, Il romanzo dell’anno, La nave di Teseo, Milano, 2019