I libri scelti da Federica Dagonese
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Giuseppina Torregrossa è uno di quei nomi che mi fa l’occhiolino in libreria da anni e al quale ormai molti mesi fa consegnai la promessa che sì, sarebbe entrato a far parte della mia libreria. Promessa mantenuta e scelto il libro, mi accingo alla lettura convinta di trovarci un viaggio all’interno dei sapori e della cucina siciliana, vista l’ambientazione della storia, invece no: quello che viene chiesto al lettore è di attivare tutti i sensi, non solo il gusto – e non solo nella maniera più tradizionale in cui lo usiamo – ma davvero tutti i ricettori di percezione del nostro corpo.
Per essere più chiara: Anciluzza, la protagonista, dopo la scomparsa del marito Gaetano, è affamata di cibo e di vita, di corpi e di voglia di riprendersi i propri desideri liberandosi di qualsiasi barriera. Da qui, per il lettore è un continuo volteggiare tra i sapori culinari sapientemente uniti a sapori erotici di corpi e passione, pura passione – niente innamoramenti: insomma un inno alla scoperta del gusto e del piacere.
Ecco perché Anciluzza è l’assaggiatrice.
Anciluzza vive la scomparsa del marito dapprima con disperazione, ma poi capisce che quella è l’unica via da percorrere per riscoprire sé stessa e ricominciare a vivere, lontana da un marito che l’aveva tenuta bloccata in una vita da madre di due bambine e moglie. È insomma una donna che ha voglia di diseppellire la sé che aveva abbandonato una decida di anni prima.
Fin qui, si può dire, bella la trama, bello il personaggio e le sue declinazioni, ma io vi dico che la vera forza dell’autrice non esaurisce qui. Ciò che impreziosisce la lettura è in primis la scrittura, punteggiata da colorati termini siciliani; vi è poi la presenza di un’ironia che a tratti possiamo definire teatrale per le tempiste utilizzate dalla scrittrice; infine la struttura stessa del libro: piccoli capitoli separati uno dall’altro da una delle ricette di Anciluzza, quindi un vero e proprio ricettario, che a me ha fatto venir voglia di averne immediatamente uno e di provare una di queste pietanze.
Questa storia è raccontata come un quadro con le sue scene e soprattutto con i suoi colori si parte dal rosso di un peperone per alludere al rosso della passione erotica: è un libro-quadro coloratissimo e fitto di immagini che veramente ti fanno venir voglia di assaggiare, insomma di assaporare tutto ciò che Anciluzza sperimenta con le mani e la bocca. Poi, da lettore ormai affamato, ti risvegli, apri gli occhi e ciò che hai sono le pagine di un libro che divori sul serio.
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Giuseppina Torregrossa, L’assaggiatrice, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2007