Scritto da Elisa Sorgesa
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“L’ultima estate della sua vita il pittore Klingsor, in età di quarantadue anni, la trascorse in quelle contrade del sud nelle vicinanze di Pampanblo, Careno e Laguno che egli, già negli anni precedenti, aveva amato e che spesso aveva visitato”.
Inizia così il breve romanzo “L’ultima estate di Klingsor .
Si tratta di un romanzo in parte autobiografico. Spesso tutti i romanzi di Hesse sono proiezioni più o meno complete dell′io dell’autore: Hesse conosceva se stesso scrivendo. Questo aspetto della sua scrittura mi ha da sempre incuriosito, ed é forse stato il principale motivo per il quale ho iniziato a leggere i romanzi di Hesse.
Il libro nonostante la sua brevità, risulta molto intenso, in quanto tratta, attraverso la storia di un pittore, i temi della pienezza della vita e dell’incombenza della morte.
Il libro viene pubblicato nel 1920, siamo quindi nel periodo post-guerra. Nonostante nel romanzo la guerra é lontana, riecheggiano ancora dei sentimenti legati alla morte, che si affastellano pian piano nella mente del protagonista.
É un libro pieno di descrizioni in cui perdersi, e sentirsi in fondo un pò protagonisti insieme a Klingsor. Il libro assume le fattezze di un quadro. Klingsor sembra quasi voler dipingere con le parole ciò che vede.
Queste descrizioni potrebbero sembrare inutili o noiose, in realtà sono una parte integrante di quello che é il capolavoro di Hesse. Le descrizioni servono per dare un senso al romanzo, senza esse il libro cadrebbe di significato. Sarebbe come un dipinto senza sfondo. L’oggetto di cui il pittore si vuole concentrare perde di significato se non é contestualizzato in uno sfondo, in un ambiente.
Per concludere posso dire che “L’ultima estate di Klingsor” é un romanzo semplice per la trama, ma molto complesso per i contenuti, cosa tipica di Hesse. Per poterlo apprezzare sicuramente bisogna leggerlo più volte e magari conoscere anche la biografia dell’autore.
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Hermann Hesse, L’ultima estate di Klingsor, Mondadori, Milano, 1992