Gli occhiali d’oro

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Scritto da Annalisa Piersanti

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Gli occhiali d’oro è stato il primo libro di Giorgio Bassani che ho letto. Scovato casualmente in una bancarella triestina di libri usati, nella primissima edizione Einaudi, sono rimasta subito colpita dal titolo e dalla copertina. Gli occhiali d’oro sono un chiaro simbolo di qualcosa di unico, speciale, di identificativo, un leitmotiv di ispirazione wagneriana, come il blu e il giallo, gli occhi scuri e gli occhi azzurri che ricorrono nelle opere di Thomas Mann.

A indossare gli occhiali d’oro è Athos Fadigati, uno stimato otorinolaringoiatra che svolge la sua professione nella Ferrara degli anni del Fascismo. Quasi tutti in città lo conoscono, e molti sono i pazienti appartenenti all’alta borghesia cittadina che si affidano alle cure del medico di origine veneta. Nonostante la sua notorietà, Fadigati riesce a mantenere il massimo riserbo sulla sua vita privata tanto da destare curiosità indiscrete; molti infatti non riescono a spiegarsi come un uomo sulla quarantina, avvenente e facoltoso come lui, non sia sposato. Il quesito sembra tormentare così tanto i più maliziosi che prestano sempre maggiore attenzione ai comportamenti del medico al di fuori degli orari di ambulatorio. Inizia così a diffondersi la notizia che Fadigati esca ogni sera e si rechi ogni volta presso indirizzi diversi dove abitano persone di sesso maschile, per poi fare ritorno solo il mattino successivo.

Le voci sulla sua presunta omosessualità creano non poco scandalo nel tessuto provinciale degli anni del Fascismo; lentamente si assiste all’emarginazione sociale e allo stillicidio della solitudine non voluta del medico, che fino a poco prima era stimato e tenuto in massima considerazione da tutti. I pazienti iniziano a farsi vedere sempre meno e in molti iniziano ad evitarlo. Fadigati, nel tentativo disperato di ristabilire dei contatti umani, durante il tragitto quotidiano in treno tra Ferrara e Bologna, si avvicina giorno dopo giorno, silenziosamente, a un gruppetto di studenti universitari pendolari come lui. Tra questi spiccano uno studente di lettere, narratore in prima persona della vicenda, ed Eraldo Deliliers, studente di scienze politiche; un bellimbusto sfrontato e senza scrupoli. Quest’ultimo farà di tutto per ammaliare e poi sfruttare per i propri scopi personali Fadigati, il quale non riesce a porre un freno alla spirale di isolamento inarrestabile che ricorda il destino di Gustav von Aschenbach, protagonista di Morte a Venezia di Thomas Mann.

Le pagine scorrono nella penna leggera e magistrale di Bassani, un autore che riesce a parlare di tutto con lirismo ed estrema delicatezza, senza il bisogno di dire quasi nulla. Numerose sono le tematiche trattate, e prezioso è il quadro storico riportato che assume un ruolo non per nulla secondario alle vicende personali dei protagonisti. Si assiste impotenti a un destino ingiusto, la tragedia scorre silente. Tutto è sospeso nell’apparente ordinarietà degli eventi che incalzano e sommergono Fadigati senza tuttavia offuscare la luce dei suoi occhiali d’oro, che continua a rifulgere nel lettore così come in chi lo ha conosciuto nella finzione letteraria del reale.

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Giorgio Bassani, Gli occhiali d’oro, Einaudi, Torino, 1958

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